La società che gestisce l’oleodotto responsabile di aver versato circa 3.000 barili di petrolio nell’Oceano Pacifico al largo della California, nonostante la rigidità del proprio regolamento, non ha saputo fermare nei tempi previsti questo nuovo disastro.
Diverse agenzie federali hanno fornito resoconti diversi di ciò che è accaduto il 2 ottobre scorso, quando è stata segnalata la fuoriuscita di petrolio che ha inquinato le spiagge, la fauna selvatica lungo doversi chilometri sulla costa californiana.
L’agenzia statunitense Pipeline and Hazardous Materials Safety Administration (PHMSA) ha dichiarato che Beta Offshore, che gestisce l’oleodotto, non ha ricevuto in maniera tempestiva l’avviso di bassa pressione nella sua sala di controllo.
Secondo i dipendenti di Beta Offshore, l’allarme di rilevamento delle perdite avrebbe dovuto innescare chiamate telefoniche rapide a manager, equipaggi delle navi, autorità di della Guardia Costiera per avviare rapidamente misure per chiudere l’oleodotto e la piattaforma che lo alimenta. Secondo le autorità del PHMSA in base alla ricostruzione dei fatti, l’allarme sarebbe stato lanciato quattro ore dopo della rottura dell’oleodotto.