Il Governo di Pechino ha deciso di razionalizzare l’assetto proprietario di tutti i gasdotti e gli oleodotti nazionali.
PetroChina, la major energetica statale, ha annunciato infatti l’intenzione di vendere, per un corrispettivo pari a 38,36 miliardi di dollari, tutte le sue pipeline e i suoi siti di stoccaggio alle neo-costituita China Oil and Gas Pipeline Network (PipeChina). Resteranno esclusi dal deal solo gli asset di Kunlun Energy, in cui PetroChina controlla il 54,4%.
Nell’ambito di un’operazione separata, che si inserisce però nella stessa strategia, anche China Petroleum & Chemical Corp (Sinopec) ha annunciato l’intenzione di cedere a PipeChina i suoi asset midstream, in cambio di una quota di capitale della nuova società (anche PetroChina sarà azionista di PipeChina col 30% delle quote).
PipChina era stata costituita a dicembre dello scorso anno, ma fino ad ora alla società non era stato conferito alcun asset, pur avendo siglato una serie di accordi con diverse corporation statali del settore energetico.
Questa razionalizzazione è stata decisa da Pechino nell’ambito degli sforzi messi in atto dal Governo per attrarre nuovi investimenti sull’industria oil&gas nazionale, tramite la garanzia di un accesso più semplice e trasparente alle infrastrutture di trasporto per le aziende private anche di dimensione medio-piccola.