Mentre cadono le ultime barriere formali all’entrata in esercizio del Nord Stream 2 – ormai completato per oltre il 90% – cresce sempre di più l’opposizione politica al gasdotto di Gazprom, che dovrebbe trasportare in Germania 55 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno.
La Danish Energy Agency ha infatti concesso nei giorni scorsi il suo via libera all’entra in funzione della nuova pipeline, che sarà lunga oltre 1000 km e che raddoppierà la capacità di trasporto dell’attuale Nord Stream: si tratta di uno degli ultimi passaggi formali che ancora mancava, necessario poiché un tratto della condotta passa nella porzione del Mar Baltico di competenza della Danimarca.
Nel frattempo però si consolida il mutamento di atteggiamento della Germania, da sempre il più convinto sostenitore di questa nuova infrastruttura energetica (essendone anche il principale beneficiario), almeno fino al caso dell’avvelenamento del dissidente russo Alexei Navalny, ricoverato proprio a Berlino.
E’ noto che Navalny sia stato contaminato con un agente nervino molto simile a quello utilizzato in altri casi analoghi, dove la responsabilità è sempre stata poi ricondotta, in modo più o meno diretto, al Cremlino.
Anche in questo caso quindi, nonostante le secche smentite del Governo russo, molti Paesi occidentali sono convinti che dietro l’avvelenamento del dissidente ci siano strutture direttamente legate a Vladimir Putin e quindi sono iniziate a circolare ipotesi di nuove sanzioni nei confronti di Mosca, tra i cui target ci potrebbe essere proprio il Nord Stream 2.
Orientamento che è emerso in modo sempre più esplicito anche tra le fila del Governo tedesco, dove è montata la protesta nei confronti della Russia e, di conseguenza, anche nei confronti del nuovo gasdotto, sempre più visto come ulteriore strumento di potere di Moasca nei confronti del Vecchio Continente.
L’ultimo ‘passo’ in questa direzioni è di alcuni giorni fa, quando il il Ministro degli Esteri Heiko Maas ha dichiarato, in un’intervista ad un quotidiano online tedesco, di essere convinto “che non ci sia più possibilità di evitare la questione delle sanzioni, che comunque devono essere sempre mirate e proporzionate. Ma una violazione così grave della convenzione internazionale come le armi chimiche non può essere lasciata passare senza risposta. Su questo punto siamo perfettamente allineati all’Europa”.