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venerdì, Dicembre 12, 2025

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Intervista – AssoProReTI, la nuova casa dei progettisti trenchless per infrastrutture sostenibili

Formare e sviluppare professionalmente le figure coinvolte nella progettazione di reti interrate. Questo è l’obiettivo principale della neonata AssoProReTI, la prima realtà italiana dedicata interamente ai progettisti delle tecnologie trenchless per infrastrutture eco-sostenibili. L’associazione nasce per valorizzare competenze e diffondere una cultura che riduce costi, tempi e impatti ambientali, offrendo soluzioni più intelligenti e rispettose del territorio.

In foto: Roberto Bertero, Presidente di AssoProReTI e Chief Operating Officer di Hydrodata

Come nasce AssoProReTI e quali sono i suoi obiettivi a medio-lungo termine

AssoProReTI nasce nel 2025, principalmente per rispondere a due esigenze: la mancanza di un interlocutore unico capace di rappresentare la categoria dei progettisti nello specifico settore delle reti trenchless e la necessità di diffondere competenze specialistiche in modo strutturato. L’associazione si propone quindi di creare un polo di riferimento per la cultura no-dig in Italia, promuovendo linee guida nazionali, favorendo la standardizzazione delle procedure e dialogando con istituzioni e stazioni appaltanti. Nel medio periodo punta a istituire un sistema di formazione e certificazione professionale, mentre sul lungo termine intende incidere sui processi autorizzativi – ancora lenti e pensati per scavi tradizionali – contribuendo così a portare l’Italia ai livelli dei Paesi europei più avanzati.

Quali servizi offrirà AssoProReTI ai suoi associati?

L’associazione vuole accompagnare il professionista in tutte le fasi del proprio lavoro. Prevede un pacchetto formativo modulare con corsi base, masterclass avanzate e workshop in cantiere; un help-desk tecnico per quesiti progettuali; una banca dati di casi studio e capitolati tipo; un osservatorio normativo che invii aggiornamenti tempestivi su leggi, bandi e fondi PNRR e, non da ultimo, occasioni di networking con utility, imprese esecutrici e Pubbliche Amministrazioni. L’obiettivo è far risparmiare tempo, ridurre le incertezze progettuali e mettere in contatto tutti gli attori della filiera.

Quali sono le competenze fondamentali che un progettista di reti trenchless deve possedere oggi e come immaginate l’evoluzione di questa figura nei prossimi anni?

Oggi il progettista no-dig deve conoscere a fondo le principali tecniche di risanamento e posa senza scavo – dal CIPP allo slip-lining, dal pipe bursting alla tecnologia con tubi in PRFV – saper valutare la stabilità strutturale delle condotte esistenti, interpretare le norme UNI e CEN di settore e calcolare non solo i costi diretti ma anche quelli indiretti legati a traffico, ambiente e disagi sociali. Nei prossimi cinque-dieci anni la figura si trasformerà: serviranno competenze di digital twin per monitorare le reti in tempo reale, capacità di gestire cantieri “fast-track” in ottica di project management agile e, soprattutto, la padronanza dei criteri ESG per dimostrare la sostenibilità degli interventi.

Avete previsto percorsi di certificazione o riconoscimento delle competenze?

L’obiettivo è quello nel medio-lungo periodo di allinearsi ai percorsi già attivi in Germania e Regno Unito, che prevedono percorsi di formazione altamente specializzanti di oltre 150ore. Il percorso è ancora lungo, puntiamo per ora a corsi di formazione più brevi e sostenibili sia dal punto di vista economico, che di gestione lavoro/formazione per dare la possibilità ad un pubblico più ampio di avvicinarsi alla materia, per poi successivamente intraprendere percorsi di formazione e di accreditamento più strutturati.

In base a un recente studio il relining dei tubi è previsto in crescita fino a 5 miliardi di dollari entro il 2031. Come si inserisce l’Italia in questo scenario?

Il mercato globale cresce perché le reti idriche/fognarie/idroelettriche e gas invecchiano ovunque e perché l’opinione pubblica non tollera più cantieri invasivi. L’Italia, con oltre mezzo milione di chilometri di tubazioni idriche e 280.000 chilometri di condotte gas, avrebbe un potenziale enorme, ma oggi meno del 15% dei risanamenti avviene con tecniche no-dig, contro il 40% tedesco.

Qual è ad oggi lo stato dell’arte delle tecnologie trenchless nel panorama di trasformazione energetica che coinvolge l’Europa?

In generale le autorità europee promuovono metodi a basso impatto per proteggere i siti sensibili e per ridurre emissioni e disagi conseguenti ad interventi sulle infrastrutture a rete sotterranee. Le tecnologie trenchless sono strumenti fondamentali per accompagnare la trasformazione energetica perché permettono di  razionalizzare e semplificare la coesistenza delle infrastrutture esistenti nel sottosuolo con le nuove reti quali le “electricity hygway sotterranee (previste per raccogliere e distribuire l’energia elettrica “verde”), gli “hydrogen backbone” costituiti da nuove condotte sotterranee piuttosto che da infrastrutture esistenti opportunamente riconvertite, senza dimenticare l’ampliamento delle reti urbane di teleriscaldamento.






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