Potrebbe esserci avvicinato, e di un bel passo, al traguardo il Nord Stream 2, gasdotto di Gazprom che trasporterà il metano russo in Germania attraverso il Mar Baltico, la cui costruzione ha subito notevoli ritardi a causa delle sanzioni americane.
Dopo che a fine dicembre 2019 le misure imposte da Washington – preoccupata, come altre cancellerie europee, che la nuova pipeline possa aggravare ulteriormente la già significativa dipendenza energetica del Vecchio Continente da Mosca – avevano obbligato il contractor svizzero Allseas, originariamente incaricato di realizzare l’opera, ad abbandonare il Baltico, Nord Stream 2 AG (controllata da Gazprom) si era mossa per individuare una soluzione alternativa.
Cosa non facile, visto l’impatto indiretto delle sanzioni americane: per questo, secondo diversi analisti, sarebbe state scelta – anche se non sono mai arrivate conferme ufficiali – la Akademik Cherskiy, datata nave posatubi battente bandiera russa e, in quanto tale, in qualche modo ‘immune’ alle sanzioni americane.
La nave, che ormai da tempo si trova ormeggiata nel porto tedesco di Mukran, sul Baltico, non dispone però di moderni sistemi di self-positioning, e quindi Nord Stream 2 ha dovuto chiedere alle autorità della Danimarca – nelle cui acque territoriali si trova l’ultimo tratto di gasdotto ancora da installare – un apposito permesso per usare una posatubi ad ancore.
Via libera chiesto il mese scorso e arrivato in questi giorni: secondo la Reuters, infatti, lunedì la Danish Energy Agency ha accordato il suo permesso all’utilizzo di una nave posatubi con l’ausilio di ancore, rimuovendo di fatto l’ultimo ostacolo formale al completamento del Nord Stream 2.
Gazprom, interpellata dalla Reuters, ha espresso soddisfazione per la decisione delle autorità danesi, ribadendo però che non sarebbero state ancora prese decisioni ufficiali su quale nave verrà utilizzato e con che tempistiche verrà completata la posa del Nord Stream 2.