Dopo i ritardi causati dalle sanzioni americane, che hanno bloccato il contractor Allseas e costretto Gazprom ad organizzarsi con mezzi propri (la posatubi russa Akademik Cherski) per completare la posa della pipeline, nei giorni scorsi è arrivata un’altra doccia fredda per il progetto Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che raddoppierà la capacità russa di consegnare gas naturale alla Germania e a tutta l’Europa Centrale.
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, infatti, il Bundesnetzagentur – l’autorità tedesca di regolazione dei gasdotti – ha negato al consorzio promotore del Nord Stream 2, di cui oltre a Gazprom fanno parte anche Uniper, Wintershall-Dea, Shell, OMW e Engie, la possibilità di derogare alla normativa europea in tema di reti del gas naturale, che prevede una netta separazione societaria tra i produttori, gli operatori del trasporto e quelli della distribuzione finale del combustibile.
Deroga che sarebbe stata negata perché l’opera non è stata completata entro il maggio 2019, ma lo sarà solo nel 2021.
Secondo la Reuters questa decisione non impatta sulla costruzione dell’infrastruttura, a cui manca ormai solo l’ultimo tratto, ma piuttosto pone problematiche complesse in tema di futura gestione operativa della condotta.
Ora il consorzio Nord Stream 2 ha un mese di tempo per valutare questo pronunciamento delle autorità tedesche ed eventualmente decidere se appellarsi chiedendone una revisione.