Serhiy Kuznietzov, il quarantanovenne ucraino accusato del sabotaggio del Nord Stream 2, avvenuto il 26 settembre del 2022, è stato consegnato dall’Italia alle autorità tedesche come conferma il portavoce della Procura Federale di Karlsruhe: “L’imputato è arrivato qui a Karlsruhe e l’udienza davanti al giudice istruttore della Corte Federale di Giustizia qui a Karlsruhe si terrà domani mattina. Il giudice istruttore prima lo informerà del mandato d’arresto e poi deciderà se confermare la custodia cautelare”.
Dopo aver trascorso la maggior parte della sua detenzione in Italia nel carcere di massima sicurezza di Ferrara, l’ex ufficiale ucraino è ora in custodia in Germania dove sarà processato in una sede ancora da stabilire, forse Amburgo. In base a quanto previsto dalla legge tedesca, rischia fino a 15 anni di carcere.
Lo scorso 24 novembre l’avvocato difensore, Nicola Canestrini, aveva commentato così la decisione: “Pur rispettando la decisione, la difesa rileva che essa restringe in modo significativo la tutela dei diritti fondamentali nell’applicazione del mandato d’arresto europeo, privilegiando la rapidità della cooperazione giudiziaria rispetto alla protezione delle garanzie individuali. La Cassazione – ha aggiunto Canestrini – ha tuttavia chiarito alcuni profili che rafforzano la nostra fiducia nella fase dibattimentale tedesca: solo il processo in Germania potrà valutare tutte le prove, gli elementi di contesto e il quadro giuridico internazionale“.
La Corte ha respinto integralmente le argomentazioni della difesa:
- Immunità funzionale: i giudici hanno ritenuto non assolto l’onere della prova, poiché nessuna autorità ucraina o tedesca ha confermato la natura militare dell’azione contestata.
- Reato politico: la Corte ha chiarito che, dopo la riforma del 2021, tale qualificazione non costituisce più una causa autonoma di rifiuto della consegna.
- Rischio di trattamenti inumani: la Cassazione ha considerato sufficienti le informazioni supplementari fornite dalle autorità tedesche, escludendo quindi la sussistenza di un pericolo concreto.
- Ne bis in idem europeo: rispetto alle precedenti indagini svolte in Danimarca, la Corte ha ritenuto insufficiente la prova che tali procedimenti si siano conclusi con una decisione definitiva, idonea a impedire ulteriori azioni penali sugli stessi fatti.

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