Nonostante i tentativi di arginarne la portata, per il momento la dipendenza energetica europea dalla Russia sta continuando ad aumentare, quantomeno per ciò che riguarda le importazioni di gas.
Il flusso di metano russo in arrivo nel Vecchio Continente, infatti, nel corso del 2019 è aumentato del 10% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la quota record di 200 bcm (miliardi di metri cubi).
A scriverlo, sul proprio profilo Linkedin, è Greg Molnar, Gas Analyst dell’International Energy Agency (IEA), che sottolinea anche come Gazprom sia stato l’unico fornitore di gas via pipeline dell’Europa ad aver incrementato i volumi esportati: le consegne provenienti dalla Norvegia sono infatti diminuite del 6,3%, mentre quelle effettuate dalla corporation statale algerina Sonatrac sono quasi dimezzate, calando del 40%.
Nel complesso – scrive l’analista dell’IEA nel suo post – Gazprom ha registrato una crescita delle esportazioni di gas pari al 3%, nonostante una diminuzione dei contratti a lungo termine, ma la corporation controllata dal Governo di Mosca è riuscita ad incrementare le sue vendite nei confronti di Paesi dell’UE grazie alle aste negli hub energetici europei (consegnati 15,9 bcm) e tramite vendite dirette su base spot (5,78 bcm nei primi 9 mesi dell’anno).
Parallelamente, nota poi Molnar, è cresciuto nel corso del 2019 il contributo del GNL all’import complessivo di gas del Vecchio Continente, avendo raggiunto il livello record i 100 bcm. Anche in questo caso, però, è la Russia ad emergere: lo scorso anno sono arrivato in Europa quasi 20 bcm di gas naturale liquefatto salpati via nave dal terminal per l’export di Yamal, in Siberia. Cifra che ha consentito alla Russia di diventare il secondo fornitore di GNL dell’UE, dietro solo al Qatar.