La società Nord Stream 2, la controllata di Gazprom che sta realizzando l’omonimo gasdotto, ha chiesto un permesso alle autorità danesi per poter completare l’installazione dell’ultimo tratto offshore delle pipeline, che si trova appunto in acque territoriali danesi.
La DEA (Denmark Energy Agency), a cui è stata inviata la domanda, non ha fornito informazioni riguardo lo stato di avanzamento dei lavori, né sul potenziale rischio di nuove sanzioni americane nei confronti dell’opera infrastrutturale (dopo quelle varate lo scorso anno che avevano costretto il contractor svizzero Allseas ad abbandonare i lavori di costruzione del gasdotto a dicembre 2019), limitandosi a chiarire che verrà presa una decisione di natura “puramente amministrativa”, in accordo con la Convenzione delle Nazioni Unite sulle leggi in mare.
La richiesta riguarda l’utilizzo di navi posatubi con ancore, che era stato previsto e consentito nella valutazione iniziale di impatto ambientale dell’opera, ma che non erano più contemplate, dal punto di vista autorizzativo, a partire da ottobre 2019.
“Le modifiche richieste riguardano il potenziale utilizzo di navi posatubi dotate di ancore per il posizionamento, e sono relative solo al chiarimento di questo aspetto nell’ambito del quadro autorizzativo” ha spiegato alla Reuters la società Nord Stream 2.
Nessuna indicazione riguardo il mezzo che verrà utilizzato per completare la posa del gasdotto, anche se – come noto – la posatubi battente bandiera russa Academic Cherskiy è da alcune settimane ormeggiata nel porto tedesco di Mukran, sulla costa del Mar Baltico, molto vicino alla porzione di mare danese dove dovrebbero essere effettuate le operazioni di posa dell’ultimo tratto della pipeline.