Cresce la tensione attorno alla questione del Nord Stream 2, il gasdotto che Gazprom dovrebbe riuscire a completare a breve (dopo i ritardi causati dalle sanzioni americane) per raddoppiare la propria capacità di consegnare gas all’Europa settentrionale.
La nuova condotta dovrebbe concludere il proprio percorso in Germania, Paese da sempre sostenitore di questa infrastruttura, al contrario di altri Stati europei come la Polonia, convinta che la pipeline non farà altro che aggravare la già forte dipendenza energetica (e quindi anche geopolitica) del Vecchio Continente dalla Russia.
Ma a sparigliare le carte in tavola è intervenuto il caso dell’avvelenamento del dissidente russo Aleksei Navalny, che molti attribuiscono ad ambienti quantomeno ‘vicini’ al Cremlino. Anche a Berlino iniziano infatti a levarsi voci sempre più critiche rispetto al Nord Stream 2, e nei giorni scorsi un portavoce di Angela Merkel ha ammesso che la cancelliera a questo punto non esclude sanzioni economiche contro il gasdotto, visto oggi come uno strumento di potere di uno Stato, la Russia, la cui condotta suscita crescenti preoccupazioni.
Uno spiraglio, quello offerto dall’esecutivo tedesco, in cui ha subito provato a fare breccia la Polonia, principale oppositore dell’opera insieme agli USA.
Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha ammesso in un’intervista a Bloomberg di stare facendo pressioni sul Governo tedesco affinché siano introdotte sanzioni nei confronti del Nord Stream 2.
“Con i recenti sviluppi in Bielorussia, dove Putin ha apertamente minacciato un intervento, e quanto successo a Navalny, questa deve essere la chiamata finale per la Germania” ha detto Morawiecki. “La Russia deve essere condannata e devono esserci sanzioni dure nei suoi confronti”.
Non tutti però, a Berlino, sono di questo avviso. Il ministro dell’economia tedesco Peter Altmaier ha dichiarato in un talk-show televisivo che le circostanze della morte di Navalny sono ancora da chiarire e ha aggiunto che, pur non escludendo possibili sanzioni in futuro, spesso mantenere una linea di comunicazione aperta può portare a maggiori risultati. “Dobbiamo chiarire cosa cerchiamo di ottenere con delle sanzioni. Io non conosco nessun caso in cui sanzioni a Paesi come la Russia abbiano effettivamente generato una modifica dei comportamenti”.
Ancora difficile, quindi, capire su che linea d’azione intenderà muoversi la Germania, evidentemente animata da spinte contrapposte: da un lato l’interesse economico di poter avere maggiori quantitativi di gas naturale a costi competitivi, con il completamento del Nord Stream 2, e dall’altro l’aspirazione a prendere una posizione netta contro la politica aggressiva e spregiudicata di Mosca, andando a colpire l’aspetto a cui certamente Putin è più sensibile, ovvero l’export di gas.