Anche se la decisione finale spetterà ad un’assemblea straordinaria degli azionisti, convocata per il 2 febbraio 2021, i concetti di equilibrio di genere e di transizione energetica dovrebbero entrere formalmente nello statuto di Snam
Il Consiglio di Amministrazione dell’azienda di San Donato Milanese, riunitosi nei gironi scorsi sotto la presidenza di Nicola Bedin, ha infatti deliberato la modifica degli articoli 2, 12, 13 e 24 dello Statuto sociale, che riguardano proprio i suddetti temi, e che dovranno essere appunto sottoposte al vaglio degli azionisti.
Nel dettaglio, la proposta di modifica dell’articolo 2 prevede di introdurre il concetto di ‘corporate purpose’, ovvero “l’impegno della società a favorire la transizione energetica verso forme di utilizzo delle risorse e delle fonti di energia compatibili con la tutela dell’ambiente e la progressiva decarbonizzazione”, in coerenza col il piano strategico 2020-2024 presentato lo scorso 25 novembre, che prevede il raggiungimento della neutralità carbonica nel 2040, oltre a un incremento degli investimenti dedicati alla transizione energetica e all’adeguamento delle infrastrutture della società al trasporto e allo stoccaggio dell’idrogeno.
La proposta di modifica dell’articolo 12 riguarda la cancellazione del vincolo che prevede la necessità di un’autorizzazione assembleare per il compimento di operazioni di “cessione, conferimento, affitto, usufrutto e ogni altro atto di disposizione, anche nell’ambito di joint venture, ovvero di assoggettamento a vincoli dell’azienda ovvero di rami di azienda di rilevanza strategica che ineriscano ad attività relative al trasporto e al dispacciamento del gas”. Uno schema ritenuto ormai incompatibile con i modelli di governance attuali.
L’introduzione delle norme per garantire invece l’equilibrio di genere dovrebbero arrivare dalla modifica degli articoli 13 e 24, con cui si vorrebbe adeguare lo statuto di Snam alla disposizioni in materia, per quanto riguarda l’elezione dei componenti del Consiglio di Amministrazione, contenute nella Legge di Bilancio 2020, che richiedono agli statuti delle società quotate di prevedere che il riparto dei membri del Consiglio di Amministrazione sia effettuato in modo tale da riservare al genere meno rappresentato una quota pari ad ‘almeno due quinti’ dei componenti da eleggere.