Si fa sempre più accesa la disputa sui prezzi del gas che il colosso russo Gazprom fornisce alla Polonia: la compagnia statale polacca PGNiG ha infatti rivelato di aver ricevuto in questi giorni dalla corporation russa, il suo principale fornitore di gas naturale, una richiesta per rivedere al rialzo le tariffe relative al contratto di fornitura di lungo termine in vigore tra le parti. Contratto, in scadenza nel 2022, che peraltro l’azienda polacca ha già annunciato di non voler rinnovare.
Secondo PGNiG la richiesta di Gazprom, la cui esistenza è stata confermata all’agenzia di stampa Reuters dalla divisione internazionale Gazprom Export e che riguarderebbe le forniture relative già a questo mese, sarebbe del tutto infondata.
Una mossa, quella di Gazprom, che non fa altro che esacerbare tensioni già molto forti tra Varsavia e Mosca, da tempo impegnate in una battaglia che riguarda proprio il gas e il suo costo: PGNiG si è più volte dichiarata convinta di pagare il metano fornito da Gazprom più caro rispetto a quanto fanno altri Paesi europei, e nelle scorse settimane aveva chiesto al suo fornitore una revisione delle tariffe, evidentemente al ribasso.
Certamente non avranno contribuito a placare gli animi l’annuncio di PGNiG circa la volontà di non rinnovare l’attuale contratto, quando scadrà nel 2022, e la conseguente decisione di noleggiare a lungo termine due navi gasiere dell’armatore norvegese Knutsen OAS Shipping per importare GNL dagli Stati Uniti, proprio per assicurarsi forniture alternative a quelle di Gazprom.
Ulteriore fattore di tensione è poi costituito dal nuovo gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe consentire alla Russia di raddoppiare la sua capacità di esportazione verso la Germania e l’Europa occidentale bypassando tutti gli stati orientali, come appunto la Polonia, che perderebbero così un considerevole ammontare di entrate in termini di tariffe di transito. Proprio in relazione alla nuova pipeline, il Governo di Varsavia ha recentemente imposto a Gazprom una sanzione di oltre 7 milioni di dollari per aver realizzato l’infrastruttura senza l’autorizzazione della Polonia.