“Non siamo molto felici della sanzioni americane al gasdotto Nord Stream 2, soprattutto perché riteniamo che siano misure che di fatto colpiscono, rallentandone il percorso, la transizione energetica dell’Europa verso fonti più sostenibili e verso un mercato più sicuro”.
Lo ha dichiarato ieri il capo del fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev, durante il World Economic Forum in corso a Davos, in Svizzera.
Chiedendo quindi un più convinto e compatto sostegno alla nuova pipeline, da parte del Vecchio Continente, il manager russo ha proseguito: “Ci aspettiamo di aumentare l’export di gas del 34% nei prossimi 20 anni. Stiamo costruendo una grande infrastruttura per trasportare il gas verso l’Asia, che ha un forte bisogno di metano, e in questo modo la stiamo aiutando a compiere una transizione verso fonti energetiche più pulite, attraverso il gas. Allo stesso modo, tramite le nostre pipeline dirette in Europa, compreso il Nord Stream 2, possiamo aiutare l’Europa stessa nel suo percorso di transizione energetica”.
La Russia – ricorda quindi l’agenzia di stampa Reuters, che ha raccolto le esternazioni di Dmitriev a Davos – è stata costretta a posticipare il completamento del Nord Stream 2 al prossimo anno a causa delle sanzioni imposte dagli USA, con una mossa che ha suscitato la piccata reazione della Germania (che dovrebbe essere la principale beneficiaria del nuovo gasdotto), secondo cui la decisione di Washington costituisce un’indebita intromissione nelle scelte di politica energetica europee. Dall’altra parte dell’Atlantico, però, hanno risposto che l’Europa dovrebbe ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia e acquistare invece più gas naturale proveniente dagli Stati Uniti.