Le forniture di gas russo all’Europa sono calate vistosamente a settembre a causa di un fattore estemporaneo, torneranno a crescere da ottobre in poi ma per l’intero 2020 si fermeranno a livelli ben inferiori rispetto a quelli dell’anno precedente.
A tracciare il quadro del flusso di metano che dalla Russia raggiunge il vecchio continente è S&P Global Platts Analytics, secondo cui il mese scorso, per le quattro principali rotte che sono Nord Stream, Yamal-Europa, Ucraina e TurkStream, sono transitati 10,52 Bcm (billion cubic meters) di gas, ovvero il 5,7% in meno rispetto ad agosto 2020.
La ragione è relativa al continuo utilizzo del ‘virtual reverse flow’ del punto di interconnessione Velke Kapusany tra Ucraina e Slovacchia, che è stato pari in media a 57 milioni di metri cubi al giorno a settembre e ha ridotto il volume di gas russo entrato in Europa.
Si tratta però, secondo Platts, di una situazione che non influirà più sul transito nei mesi a venire: già ad ottobre (come nel resto dell’anno) infatti, a causa della scarsa domanda, il virtual reverse flow non verrà più utilizzato e quindi i volumi di metano consegnato a Occidente torneranno a livelli più elevati.
Ripresa che tuttavia non basterà a compensare la debolezza dei mesi precedenti: tra gennaio e settembre 2020 – a causa di vari fattori tra cui inverno mite, alti livelli di stoccaggio, prezzi bassi e domanda ai minimi e causa del coronavirus – la Russia ha venduto in Europa solo 96,65 Bcm di gas, il 22,2% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Ora le consegne stanno tornando a viaggiare a ritmi più sostenuti e Gazprom è fiduciosa di poter chiudere il 2020 con volumi globali pari a 170 Bcm. Cifra che supera le precedenti previsioni per l’anno in corso, ferme a 166 Bcm, pur restando ben lontana dai 199,3 Bcm del 2019.