Sono già stati posati tutti gli oltre 400 km di condotte che costituiranno la ‘derivazione’ in Serbia del Turkstream, il nuovo gasdotto operativo dallo scorso 1 gennaio che trasporta in Turchia il gas naturale di origine russa.
Lo ha dichiarato, in una nota, il ministro dell’energia del paese balcanico Aleksandar Antic, che ha aggiunto come “i lavori continueranno nel corso del 2020 per la costruzione delle infrastrutture di supporto, comprese le stazioni di compressione”.
“Sono convinto che questo progetto, che stiamo implementando rapidamente insieme ai nostri partner, dimostri il nostro impegno strategico nel diversificare le fonti di approvvigionamento del gas: vogliamo sicurezza e stabilità non solo per la Serbia, ma per l’intera regione” ha aggiunto Antic.
La nuova pipeline, lunga precisamente 403 Km, servirà per trasportate il gas russo, in arrivo attraverso il Turkstream, dal confine tra Bulgaria e Serbia fino a quello tra Serbia e Ungheria, costituendo di fatto un percorso alternativo a quello ‘classico’, che passa attraverso l’Ucraina.
Al momento, infatti, la Serbia si rifornisce di gas russo dall’Ungheria, che a sua volta lo riceve tramite i gasdotti controllati da Kiev. Ma, dal dicembre 2020, quando saranno completate anche le infrastrutture accessorie citate dal ministro del Governo di Belgrado, la Serbia potrà iniziare a ricevere gas russo tramite la rotta meridionale, ovvero il Turkstream e le sue propagazioni terrestri.
Gazie alla nuova connessione, il metano russo proveniente dalla Turchia potrà raggiungere anche l’Ungheria, mettendo a disposizione di Budapest una via alternativa a quella ucraina.
Proprio in questo periodo, poi, anche la Bulgaria è impegnata nella realizzazione della sua diramazione del Turkstream: i lavori della condotta, lunga 474 km, sono iniziati in ritardo, a causa di un ricorso, lo scorso settembre.
Ma la derivazione del Turkstream non è l’unico nuovo metanodotto in fase di realizzazione in Serbia: nel paese fervono infatti i preparativi per l’avvio dei lavori di costruzione di un’altra condotta di connessione tra Serbia e Bulgaria: l’Interconnector Bulgaria-Serbia (IBS), pipeline che passerà più a sud rispetto alla prosecuzione della rotta turca, e che avrà una portata di gas pari a 1-1,8 bcm all’anno in direzione dalla Bulgria alla Serbia, e di circa 0,15 bcm in senso inverso.
Questo progetto è considerato di ‘interesse comune’ dalla Commissione Europea, che infatti lo ha cofinanziato con 49,6 milioni di euro. Il motivo è semplice, e chiaro: l’IBS consentirà alla Serbia di allacciarsi, a partire dal 2022 quando la nuova infrastrutture sarà completata, al Southern Gas Corridor e di potersi così approvvigionare di gas proveniente dall’Azerbaijan, che passerà attraverso il gasdotto TANAP, percorrerà una parte del TAP fino in Grecia per poi deviare sull’interconnessione Grecia-Bulgaria, e quindi giungere fino nel Paese balcanico proprio grazie all’IBS. Una fonte alternativa a quella russa che ridurrà la dipendenza energetica della regione balcanica da Mosca: uno dei principali obbiettivi di Bruxelles in ambito energetico.