Mentre cresce la pressione sull’UE – sia da fonti interne che da parte di Washington – per ridurre la sua dipendenza energetica dal gas russo, il più ambizioso progetto supportato da Bruxelles per diversificare le fonti di approvvigionamento, il Southern Gas Corridor, si avvicina al suo completamento con l’ormai prossima entrata in vigore del TAP (Trans Adriatic Pipeline), che del corridoio costituisce l’ultimi tratto.
Il TAP collega Albania e Italia, attraversando il Mar Adriatico, e porterà nel Belpaese il metano estratto dal maxi giacimento Shah Deniz, che si trova in Azerbaijan. La capacità annuale della nuova pipeline è di 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno: quanto impatterà questo nuovo quantitativo sul mercato italiano ed europeo del metano?
A questa domanda prova a rispondere un corposo deossier appena pubblicato da S&P Global Platts intitolato “Turning on TAP: a shift in the European gas landscape” e consultabile liberamente sul sito della società di analisi.
Platts parte ricostruendo il contesto, anche storico, in cui è nato il progetto del TAP, nonché le fasi del suo sviluppo, per poi passare ad una dettagliata rassegna dei possibili impatti che il nuovo canale di fornitura potrà avere sul mercato italiano del gas, dal punto di vista delle dinamiche di prezzo e in rapporto alla prevista evoluzione della domanda nazionale, e anche nel più ampio contesto europeo.
Il report prende quindi in esame anche gli effetti che l’entrata in funzione della nuova infrastruttura, e in generale del Souther Gas Corridor, potranno avere sulla regione dei Balcani, i cui Paesi potrebbero in qualche modo allacciarsi alla pipeline per poter diversificare le rispettive fonti di approvvigionamento, in generale spesso riconducibili a Mosca.
Infine, il report si interroga sullo scenario più a lungo termine e sui diversi piani di upgrade del TAP, valutandone la possibile rispondenza alle reali necessità del mercato.
In definitiva, secondo Platts, i 10 Bcm di gas che arriveranno in Europa attraverso il TAP non saranno un game-changer, considerando che ogni anno la Russia spedisce nel Vecchio Continente ben 200 Bcm di metano. Ma il debutto di una nuova direttrice di trasporto, legata ad una inedita fonte di approvvigionamento, avrà una rilevanza strategica contribuendo in misura effettiva al processo di diversificazione dei fornitori di gas soprattutto per l’Italia, ma anche per altri Paesi europei.