L’Europa si avvia a concludere la stagione invernale, che si chiude convenzionalmente alla fine di marzo, con riserve di gas ridotte ai minimi storici. Una situazione frutto di diversi fattori, sia climatici che di mercato, ma che avrà un effetto diretto sui prezzi del metano, previsti in crescita nei mesi estivi quando le scorte dovranno essere ricostituite.
Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe riportati dall’agenzia di stampa Reuters, attualmente i depositi europei di gas sono pieni solo per il 37%, tasso molto inferiore rispetto al 60% registrato nello stesso periodo dello scorso anno, e anche del 74% dell’inizio di quest’anno.
Secondo le previsioni della società specializzata Refinitiv, alla fine di marzo il gas naturale rimasto negli stoccaggi europei sarà pari a 87 TWh (terrawatt ora) – un tasso di riempimento di appena il 16% – rispetto ai 307 TWh di fine marzo 2020.
La stagione invernale 2020/2021 era iniziata con scorte molto elevate grazie ad una domanda decisamente contenuta durante l’estate precedente e ad un afflusso di GNL piuttosto sostenuto. Ma con l’inizio del nuovo anno le importazioni di gas naturale liquefatto sono diminuite a causa della sempre maggiore ‘fame’ di questa commodity dei mercati asiatici, che sono riusciti ad attrarre il grosso delle forniture. Ridotto quindi l’apporto di GNL, i Paesi europei, alle prese con un inverno piuttosto rigido, hanno dovuto attingere a piene mani agli stoccaggi, che risultano ora pesantemente depauperati.
Il gas stoccato ad oggi è assolutamente insufficiente per affrontare la prossima stagione invernale 2021/2022, e quindi nel corso dell’estate (aprile-ottobre) si assisterà inevitabilmente ad una massiccia attività di acquisto sul mercato da parte dei buyer europei, che dovranno ricostituire le scorte ‘erose’ in questi mesi. Situazione che, considerando un’offerta di gas che tutti gli osservatori prevedono stabile, comporterà un sensibile aumento del prezzo del metano, il cui mercato promette quindi di essere piuttosto volatile nei prossimi mesi.