FluxSwiss, la controllata del gruppo belga Fluxys che gestisce il gasdotto Transitgas – condotta che collega Germania e Italia attraversando l’intero territorio delle Svizzera – è assolutamente contraria all’ipotesi di riforma del sistema di transito del gas allo studio dal Governo della Confederazione Elvetica.
E, proprio rispondendo alle sollecitazioni e richeiste di parare dell’esecutivo di Berna, la società ha diffuso una nota in cui critica aspramente il disegno di legge Gas Supply Act (GasVG) nella sua attuale configurazione, che darebbe luogo ad un “esproprio di fatto” nei confronti di FluxSwiss, con danno ai suoi azionisti, “tra cui – ricorda la controllata del gruppo belga – ci sono anche molti fondi pensione svizzeri”.
Al momento, FluxSwiss gestisce e commercializza direttamente il 90% della capacità della pipeline, destinata al traffico internazionale e in particoalre al flusso di gas che dal Nord Europa raggiunge l’Italia, mentre il restante 10% è riservato al mercato domestico elvetico.
Ma – in base alla riforma allo studio del Governo – “l’azienda dovrebbe abbandonare le attività di commercializzazione della capacità, affidata ad un soggetto terzo, per mantenere solo la mera proprietà dell’infrastruttura”. Un’ipotesi che, secondo FluxSwiss, si configurerebbe come un “esproprio di fatto”, e contro cui la società intende “resistere”.
Secondo l’attuale gestore del Transitgas gli effetti della riforma sarebbero dannosi non solo per l’azienda, ma per i consumatori finali svizzeri: un’eventuale entrata in vigore del GasVG così come configurato oggi, infatti, “rendere difficile un’efficiente gestione dei transiti di gas e diminuirebbe la sicurezza delle forniture per la Svizzera”.
Fino ad oggi, la maggior parte dei rischi connessi con le fluttuazioni del mercato del gas sono in carico a FluxSwiss, che è in grado di gestirli grazie all’offerta di un servizio competitivo e flessibile, proprio dell’assetto imprenditoriale privato. Ma una modifica di tale assetto, che secondo la società non è necessaria e anzi sarebbe dannosa, aumenterebbe i rischi gravanti sulla collettività svizzera.