Anche tra i vertici delle istituzioni politiche tedesche cresce l’opposizione al Nord Stream 2, il gasdotto in fase di completamento (dopo una serie di ritardi causati dalle sanzioni USA) che raddoppierebbe la capacità della Russia di consegnare gas al Nord Europa e in particolare proprio alla Germania.
E infatti è sempre stata la Germania il principale e più convinto sostenitore della necessità di questa nuova infrastruttura, che invece a Washington, a Bruxelles ma anche in diverse altre cancellerie europee è vista con sospetto poiché ritenuta un ulteriore strumento di potere del Cremlino nei confronti del Vecchio Continente, il quale già fin troppo dipende da Mosca per l’approvvigionamento di gas.
Giudizio che inizia ed essere condiviso anche nelle più alte sfere dell’establishment tedesco, specie dopo il caso dell’avvelenamento dell’oppositore russo Aleksei Navalny, ora ricoverato in un ospedale di Berlino dopo essere stato esposto ad un agente nervino chiamato Novichok, sostanza molto simile a quella che sarebbe già stata utilizzata in passato per eliminare altri dissidenti o ex agenti dei servizi segreti russi.
Se quindi in molti ritengono anche questa azione, se non direttamente ordinata, in qualche modo ‘benedetta’ dal Governo di Mosca, ecco che anche in Germania iniziano a levarsi voci critiche nei confronti del Nord Stream 2 e di ciò che esso potrebbe rappresentare, ovvero un ulteriore consolidamento della già forte dipendenza energetica europea dalla Russia.
“Dobbiamo attuare politiche dure e rispondere con l’unico linguaggio che Putin comprende, quello delle vendite di gas” ha infatti dichiarato Norbert Roettgen, Presidente del comitato parlamentare tedesco per gli affari esteri. “Se il Nord Stream 2 venisse completato, sarebbe un segnale e un incoraggiamento a Putin per continuare con questo tipo di condotta”.