Ormai è giunto il momento: domani (giovedì 9 gennaio; ndr) il Presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan inaugureranno, con un’apposita cerimonia (mirata anche a consolidare l’alleanza energetica tra i due Paesi), il gasdotto TurkStream, nonostante anche questa nuova pipeline sia oggetto delle recenti sanzioni USA, indirizzate in primo luogo a colpire il Nord Stream 2.
Secondo le agenzie internazionali Putin è già in Turchia, e si prepara a celebrare l’avvio delle attività delle nuova condotta che, attraversando il Mar Nero, porterà il gas russo nel Paese di Ataturk e, da lì, verso il mercato dell’Europe meridionale e orientale (almeno la metà dei flussi complessivi, secondo quanto recentemente dichiarato dallo stesso Erdogan).
Il TurkStream, che è costituito da due condotte parallele con una capacità annua di 15 miliardi di metri cubi ciascuna (quindi 30 miliardi di metri cubi in totale) e che già da inizio gennaio sta rifornendo di gas sia la Turchia che la Bulgaria (e che presto, con l’allacciamento a condotte esistenti, raggiungerà anche Serbia e Ungheria), rappresenta – secondo il Presidente russo Putin – “un fattore importante per garantire la sicurezza energetica di tutto in continente europeo”.
A non essere molto rassicurata, dall’avvio delle attività del TurkStream, sarà però l’Ucraina: il gas russo diretto in Turchia, fino ad oggi, viaggiava per metà attraverso il gasdotto diretto Blue Stream, e per metà attraverso la rete controllata da Kiev. Sono circa 13 miliardi di metri cubi di gas in transito che l’Ucraina potrebbe quindi perdere in blocco, con conseguente depauperamento delle relative entrate.