I siti europei di stoccaggio di gas naturale sono pieni come non lo sono mai stati: volumi record erano stati già registrati a gennaio e febbraio, e anche a marzo 2020 il tasso di utilizzo ha raggiunto livelli mai neanche avvicinati in passato.
A certificarlo, in un recente report, è la EIA (Energy Information Administration) americana, secondo cui il tasso di utilizzo della capacità europea di stoccaggio di gas naturale a marzo è sempre stato del 38% negli ultimi 5 anni, mentre ora ha raggiunto il 60%, nuovo record dopo il primato già realizzato lo scorso febbraio.
Situazione che, secondo l’ente statunitense, ha diverse concause: da un lato un inverno particolarmente mite, dall’altro un notevole incremento dell’import di gas naturale, sia in forma liquida che tramite pipeline, dovuto anche a prezzi piuttosto competitivi del metano.
Le temperature elevate durante i mesi invernali, specie in Nord Europa, hanno ridotto la domanda di metano per riscaldamento, quindi è uscito meno gas dai depositi rispetto alla media stagionale, e quantità più elevate di prodotto sono così rimaste presso i siti di stoccaggio.
A ciò si aggiunge un livello record di importazioni di gas in Europa raggiunto lo scorso anno: in particolare, solo a dicembre 2019 sono stati importati nel Vecchio Continente 14 bcf al giorno di GNL, stesso valore registrato nuovamente a febbraio 2020, grazie all’incremento delle fonriture di Russia e Stati Uniti.
Sul fronte delle pipeline, la capacità di trasporto delle reti che portano in Europa è aumentata con l’entrata in funzone di una serie di nuovi gasdotti, come la Trans-Anatolian Pipeline e il TurkStream, a cui nei prossimi mesi si dovrebbe aggiugnere anche la Trans Aadriatic Pipeline.